Le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF hanno sollevato forti critiche sul secondo parere della Commissione VIA VAS (n. 72/2025) relativo al Ponte sullo Stretto di Messina. Il loro reclamo contesta la procedura di Valutazione d'Incidenza (VINCA), obbligatoria a causa dei comprovati impatti ambientali del progetto sui siti della Rete Natura 2000, che comprende lo Stretto sia dal lato siciliano che da quello calabrese.
La procedura di deroga e i suoi requisiti non soddisfatti
La Commissione VIA VAS, pur riconoscendo gli impatti ambientali, ha autorizzato il progetto in deroga, prescrivendo la cosiddetta procedura di “livello III della VINCA”. Questa deroga, tuttavia, è subordinata a tre condizioni ineludibili:
Assenza di alternative: non ci devono essere altre opzioni valide.
Motivi imperativi di rilevante interesse pubblico: il progetto deve essere giustificato da ragioni di primaria importanza.
Interventi ambientali compensativi: le opere devono compensare gli impatti negativi.
Secondo le associazioni, nessuna di queste condizioni è stata soddisfatta in modo convincente.
Le obiezioni ai "motivi imperativi"
Le associazioni contestano la fondatezza dei motivi imperativi di rilevante interesse pubblico addotti dal Governo, che includono la sicurezza militare, sanitaria e di protezione civile. Tali argomentazioni sono state ritenute strumentali per evitare la consultazione dell'Unione Europea, che altrimenti sarebbe stata obbligatoria.
Sicurezza militare: l'idea che il Ponte sia strategicamente utile per la difesa è definita "paradossale", poiché diventerebbe un obiettivo primario in caso di conflitto.
Protezione civile: le motivazioni non tengono conto del rischio di collasso della mobilità in caso di terremoto e ignorano la gestione esistente dei mezzi di soccorso, come i canadair.
Motivazioni sanitarie: si sostiene che il Ponte migliorerebbe l'accesso ai servizi sanitari, ma le associazioni ritengono che i problemi del sistema sanitario locale siano legati alla carenza di mezzi e risorse, e non all'attraversamento dello Stretto.
La Commissione VIA VAS, secondo il reclamo, ha semplicemente preso atto di queste motivazioni senza entrare nel merito, delegando di fatto la responsabilità al Governo.
Critiche all'analisi delle alternative e alle compensazioni
Il reclamo solleva forti dubbi anche sull'analisi delle alternative. La soluzione a campata unica è stata imposta da una legge del 2023, e la Commissione VIA VAS si sarebbe limitata a ratificare l'analisi dei proponenti, senza svolgere una valutazione imparziale e obiettiva, come richiesto dalle direttive europee. Questa ratifica viene definita di "carattere notarile".
Infine, le misure compensative proposte vengono giudicate "gravemente insufficienti". Le associazioni evidenziano una carenza di analisi naturalistiche aggiornate e un'evidente sottostima degli impatti cumulativi e sinergici. A riprova di ciò, viene citato un parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che definisce gli impatti su alcune specie a rischio "non mitigabili né compensabili". L'uso di dati obsoleti del 2011 per stimare l'incidenza sull'avifauna migratrice è un ulteriore elemento di critica.
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