lunedì 11 agosto 2025

Cosa succede al ponte sullo stretto di Messina se parte una procedura d’infrazione UE


 Se Bruxelles dovesse ravvisare gravi irregolarità, l’Italia potrebbe essere costretta a rivedere il progetto, bloccarlo o sottoporlo a correzioni sostanziali. Se la Commissione europea accogliesse il reclamo delle associazioni, potrebbe aprirsi una procedura d’infrazione contro l’Italia. Le conseguenze sarebbero pesanti: sospensione delle autorizzazioni, sanzioni economiche e obbligo di rivedere completamente il progetto in conformità alle direttive europee. A livello politico, l’Italia rischierebbe tensioni istituzionali con Bruxelles e un isolamento che potrebbe riflettersi anche su altri tavoli. Dal punto di vista giuridico, una decisione in favore delle associazioni creerebbe un precedente importante, rafforzando il controllo dell’UE sui progetti nazionali con impatto ambientale. Per il ponte, significherebbe ripartire da zero: esplorare soluzioni alternative, riformulare le strategie di mitigazione ambientale e dimostrare un reale equilibrio tra esigenze infrastrutturali e rispetto della biodiversità. Entriamo nel merito del problema tecnico:  l'impatto del ponte è talmente significativo da aver richiesto l’attivazione di una procedura speciale, la cosiddetta “livello III della VINCA” (Valutazione d’Incidenza), prevista quando un progetto incide su aree protette della Rete Natura 2000, come lo sono le due sponde dello Stretto e il braccio di mare che le divide.

Questa procedura in deroga, prescritta dalla stessa Commissione VIA-VAS (Valutazione di Impatto Ambientale), consente di realizzare un’opera nonostante gli impatti negativi, ma solo a tre condizioni ferree e non negoziabili, stabilite dalle direttive “Habitat” e “Uccelli”:

  • Dimostrare l’assenza di alternative progettuali valide.
  • Provare l’esistenza di “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico” (i cosiddetti IROP) che giustifichino l’opera.
  • Prevedere misure di compensazione ambientale efficaci, in grado di bilanciare il danno prodotto.
  • Secondo le quattro associazioni ambientaliste, nessuna di queste tre condizioni è stata soddisfatta.

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